Lavorare a Hollywood, un italiano in America ci racconta come si fa

Questa settimana abbiamo intervistato Francesco Le Metre, giovane compositore Italiano inserito nel tessuto dell’industria cinematografica e televisiva di Hollywood, USA. Francesco ha condiviso con noi di ArenaMusicale alcuni aspetti della sua esperienza lavorativa, in special modo con le produzioni cinematografiche.

Francesco, tu sei un compositore specializzato nelle musiche per film, puoi raccontarci intanto come si è sviluppata la tua passione per la musica?

 

Francesco: Il mio percorso musicale è iniziato in tenera età. Ho avuto la fortuna di avere dei genitori che, pur non essendo musicisti, mi hanno dato l’opportunità di addentrarmi nel mondo della musica sin da bambino. Ho iniziato dapprima col pianoforte e proseguito poi con lo studio della batteria e del basso elettrico.

Mio fratello ha iniziato a passarmi i “primi dischi” e a farmi scoprire generi che amo tutt’ora quali il funk e il jazz. Da adolescente ho iniziato a suonare in giro per la Sicilia con una pop-band di cui facevo parte.

Probabilmente è stato in quegli anni che ho capito che la musica sarebbe stata la mia vita. La passione per il film scoring, però, è nata molto più in là.

Cos’è che ti ha fatto decidere – a un certo punto – di trasferirti negli Stati Uniti?

 

Francesco: Dopo il liceo ho visto tutti i miei amici iscriversi all’ Università. Chi in economia, chi in legge chi in medicina, per tutti loro, in un certo senso, ha significato cominciare da zero. Per me questo non andava bene. Non me la sentivo di mollare la musica dopo tanti anni di studi e sacrifici.

Sentivo che la musica era la mia passione e che un giorno avrei voluto fare di questa il mio mestiere. Ero convinto che andare a studiare negli States sarebbe stata la scelta migliore per poter intraprendere una carriera musicale, così, forte dell’appoggio della mia famiglia, ho fatto le valigie e sono partito!

Qual è stato il tuo percorso di studi?

 

Francesco: Come ho detto in precedenza ho iniziato col pianoforte. Ho cominciato a suonare il piano quando avevo solo 4 anni. A 12 anni ho intrapreso lo studio della batteria e proprio durante delle lezioni di musica d’insieme, ho scoperto il basso elettrico. È stato un vero e proprio colpo di fulmine!

Dopo aver preso la maturità, ho deciso di intraprendere la carriera da musicista professionista. Così ho deciso di mettermi a studiare il basso seriamente. Prima la Berklee Summer School all’Umbria Jazz, poi le selezioni per il college e finalmente la lettera d’ammissione che sognavo da anni.

Non dimenticherò mai quel giorno! Aperta la lettera mi buttai a terra urlando la cifra della borsa di studio che mi avevano assegnato per intraprendere gli studi negli U.S.A!

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Una volta a Boston, il mio sogno era in un primo momento quello di diventare un bassista turnista e uno studio player. Qualche mese dopo l’iscrizione seguii un corso di introduzione al film scoring. Fu in quel momento che la scintilla scoccò!

Finito il primo semestre ho cambiato corso di studio da Performance a Film Scoring. È stato un percorso lungo, pieno di sacrifici e soddisfazioni. Ho avuto la possibilità di conoscere musicisti di livello altissimo che mi hanno fatto crescere sotto tutti i punti di vista.

Una cosa curiosa è che circa un anno prima di entrare al Berklee College mio zio mi chiese se avessi potuto comporre una sigla introduttiva per il logo di presentazione della sua Onlus BACO di RAME.

Fu un’esperienza molto divertente che mi stimolò parecchio. Oggi la definirei come un “assaggio” di quello che è il mio pane quotidiano.

Cos’è che – di utile – ti ha insegnato la scuola e cos’è invece ciò che non ti ha insegnato e che hai dovuto imparare da solo?

 

Francesco: L’esperienza al Berklee mi ha fornito delle ottime conoscenze musicali. Non parlo solo delle classi e dalle lezioni. I rapporti instaurati con altri colleghi che come me erano lì per intraprendere una carriera musicale, (seppur in campi molto diversi come Mixing and Production o Jazz composition) mi hanno fatto crescere parecchio sia sotto l’aspetto umano che sotto l’aspetto tecnico musicale.

Quello che la scuola invece non mi ha insegnato è come riuscire a muoversi nell’ industria musicale, relazionarsi, approcciare, e costruire relazioni con i professionisti del settore.

Per trasferirsi in America, così come hai fatto tu, ci sono dei requisiti da rispettare? Qual è l’iter da seguire?

 

Francesco: Decisamente! Purtroppo il visto è una delle questioni più complicate per noi europei. Se studi negli U.S.A. hai il permesso di soggiornare per il tempo necessario a compiere gli studi (nel mio caso 4 anni). Se riesci a farlo bene potrai ottenere un’estensione del tuo visto da studente per un altro anno. Durante quest’anno hai la possibilità di lavorare legalmente nel tuo campo di studio.

 

Come hai fatto ad entrare in contatto con l’ambiente dei professionisti delle colonne sonore di Hollywood e a farti conoscere e apprezzare?

 

Francesco: Ho un caro amico che è il cugino di un compositore che…No, scherzo! Semplicemente via e-mail. Può sembrare banale ma ciò che ho fatto è stato contattare diversi compositori esprimendo la mia voglia di imparare da loro.

Per farsi conoscere e iniziare a lavorare bisogna guadagnarsi la fiducia delle persone dell’ambiente e stabilire relazioni professionali con chi ti dà opportunità lavorative.

Essere sempre disponibile e avere il coraggio di accettare sempre le sfide (spesso rischiando di spingersi a fare cose un po’ al di sopra della propria portata) è sicuramente un modo per costruire tante relazioni, una rete di contatti. hollywood_coverSe ogni volta che ti viene data un’opportunità fai un buon lavoro, inizi a guadagnare fiducia e affidabilità.

Le opportunità devi essere tu che te le devi andare a cercare. Ovviamente c’è la componente fortuna ma, per come la vedo io, la fortuna è quando preparazione e opportunità si incontrano.

Le opportunità non ti bussano alla porta. Devi andare tu a cercarle! In quanto a essere apprezzati…Non so se ci sono ancora riuscito!

E’ vero che bisogna essere musicalmente molto preparati per guadagnarsi un proprio ruolo?

 

Francesco: Certamente bisogna essere preparati, ma la preparazione musicale non è tutto. Anzi, forse meno di quanto dovrebbe essere. Quando lavori per l’industria cinematografica l’aspetto musicale è più o meno il 20% della tua giornata.

Il resto ha a che fare con project management, saper ricevere critiche, essere una buona compagnia e mantenere il tuo team motivato e carico.

In base alla tua esperienza, quali sono le qualità più ricercate e apprezzate per avere successo in questo lavoro?

 

Francesco: Sicuramente saper rispettare giorni di consegna. Allo stesso tempo penso sia importante essere una persona socialmente piacevole e di larghe vedute, disposta a spingersi oltre i limiti per portare qualcosa di nuovo in tavola… possibilmente scrivendo bella musica!

Com’è l’ambiente che hai trovato lì e, in particolare, come ti sei trovato tu?

 

Francesco: Penso che Los Angeles non sia una città per tutti. Se sei una persona a cui piace una routine a ritmi bassi e restare nella propria comfort zone, non penso sia la città a te più adatta.

Se invece ti piace l‘idea di metterti in gioco giornalmente, di espandere le proprie conoscenze e di spingerti sempre in avanti allora si, benvenuto a casa!

Ritenendomi un tipo stakanovista qui ho trovato pane per i miei denti. Un mio caro amico una volta mi disse “Los Angeles è come un arena piena di gladiatori, ma nel mondo dell’arte… no violence!”

Francesco Le Metre

Francesco Le Metre

C’è molta competitività?

 

Francesco: Tantissima! Che è la cosa che mi piace di più di questa città. Qui tutti cercano di entrare nella storia. Spesso si tratta però di una competitività costruttiva. Ci si spinge l’un l’altro a dare il meglio di se. Poi ovviamente tutto il mondo è paese.

Hai incontrato difficoltà o pregiudizi che hanno a che fare con l’essere considerato un “immigrato” in USA o no?

 

Francesco: Non ancora. Gli italiani sono ben visti negli USA o quantomeno nelle città in cui sono stato io.

Com’è l’industria della produzione musicale cinematografica, vista da vicino?

 

Francesco: Più piccola di quanto sembra! Tutti i professionisti si conoscono tra loro. Ci sono tante persone che si definiscono film composer ma poi, nei fatti, solo una cinquantina sono quelli che fanno lavori ad alto livello.

Le persone con cui ho lavorato le reputo prima di tutto persone con uno spessore umano notevole. Mi trattano come parte della loro famiglia il che rende il tutto più piacevole!

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di trovarsi a lavorare in America in questo settore?

 

Francesco: Vantaggi ce ne sono tanti. È una delle industrie più grandi del Paese e in quanto tale viene presa molto sul serio. Ci sono anche molte più possibilità di lavorare bene rispetto all’Italia.

Allo stesso tempo lo svantaggio può essere la troppa concorrenza. C’è veramente tanta gente che ambisce a prendere il tuo posto!

 

Quali sono le esperienze lavorative che stai affrontando adesso come compositore?

 

Francesco: Attualmente sto assistendo i compositori Rob Simonsen, e Dustin O’Halloran. In parallelo porto avanti i miei progetti. Inizierò fra un paio di settimane a lavorare su un cortometraggio e mi hanno commissionato degli arrangiamenti d’archi da consegnare a novembre per il nuovo album di una band made in L.A.

Ah! poi sto lavorando sul mio album quando ho tempo per farlo!

Quanto si riesce a guadagnare in questo modo? Si riesce a vivere di questo?

 

Francesco: L’industria cinematografica come detto prima è una delle più grandi industrie qui negli USA, e soprattutto esporta tantissimo! Di conseguenza ci sono tanti soldi attorno ad essa soprattutto ai livelli alti.

Sono tanti i modi per guadagnare soprattutto con le royalties. Qui si riesce a vivere di musica e questo non vale solo per quei top cinquanta.

Quali sono le tendenze prevalenti nell’industria della musica per film oggi?

 

Francesco: Una tendenza che ho piacevolmente notato è quella di commissionare colonne sonore ad artisti al di fuori dell’industria cinematografica piuttosto che ai compositori per film.

Una tendenza molto interessante dovuta anche al fatto del progresso tecnologico che permette anche a chi non è familiare con le pratiche di film scoring, di scrivere ed editare le proprie musiche con le immagini più facilmente.

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Los Angeles

Quali sono i pro e i contro (se ce ne sono) di lavorare come assistente compositore?

 

Francesco: I pro sono parecchi. Penso che subito dopo aver finito il college essere un’assistente è probabilmente una delle posizioni migliori in assoluto. Si impara tantissimo, inizi a conoscere persone che lavorano nell’industria cinematografica, musicisti incredibili e hai accesso a studio e infrastrutture veramente notevoli.

Ovviamente uno dei contro è quello di aver meno tempo per coltivare la propria musica e soprattutto la tua vita personale. Questa ne risente parecchio perché si diventa quasi un’ombra delle persone con cui lavori. Se loro non staccano tu non stacchi.

Qual è l’atteggiamento mentale più utile per affrontare questo genere di lavoro?

 

Francesco: L’umiltà. Essere consapevoli delle proprie abilità è molto importante ma non ci si deve mai scordare da dove si proviene tenendo sempre a mente qual è il tuo ruolo nel tuo ambiente lavorativo.

Quali sono le tue mansioni di musicista? Come si svolge la tua giornata lavorativa?

 

Francesco: Le giornate sono sempre un po’ diverse. Molto dipende dal periodo. Diciamo che quando si lavora su un film e si è verso la fine spesso inizio a lavorare alle 10 del mattino e non esco prima dell’1 di notte.

Mi è anche capitato di avere giornate lavorative di 18 ore. Spesso i miei incarichi vanno dal preparare le sessioni midi per l’orchestratore e il team che prepara gli spartiti, a fare gli stems delle cues o preparare le pro tools sessions per lo studio di registrazione. Un altro compito importante è quello di occuparsi del processo di conformare. Ovvero riadattare le musiche con le nuove scene del film editate.

Non si lavora mai con il film già editato (picture locked). Spesso cambiano scene, aggiungono scene e tagliano altre scene. Ogni tanto scrivo qualche cue se ce n’è di bisogno e, ovviamente, butto fuori la spazzatura!

Quali sono le tre cose più importanti che hai imparato vivendo e lavorando in America e che dall’Italia non avresti mai immaginato?

 

  1. Prendere rischi mettendosi alla prova anche quando si crede di non essere pronto a farlo
  2. Ho imparato che avere l’obiettivo chiaro è uno dei fattori più importanti del successo. Siamo responsabili del nostro futuro. E’ come essere in gravidanza di noi stessi e in quanto tale ci sono tante difficoltà, cambi d’umore e momenti difficili. Di conseguenza avere l’obiettivo chiaro è quello che ti tiene in riga.
  3. La vita è un’avventura e non sai mai dove ti porta e soprattutto come arriverai a far quel che vuoi fare. Più o meno è come comprarsi un biglietto del treno dove hai un’idea precisa della tua destinazione ma non sai esattamente quale sarà il tuo itinerario di viaggio. Prenderla con spirito d’avventura e godersi l’adrenalina dell’ignoto penso sia il modo migliore di vivere questo viaggio.
Francesco Le Metre

Francesco Le Metre

Quali suggerimenti daresti ai compositori che volessero fare il tuo stesso percorso?

 

Francesco: Inseguite i vostri sogni e lavorateci duro per raggiungerli. Tutto è possibile se si è determinati a farlo. E mentre che ci siete apprezzate il duro lavoro che fate ogni giorno per migliorare perché poi, guardandosi indietro, si prova e si ha rispetto per se stessi: una delle sensazioni più belle che si possano provare.

In base alla tua attuale esperienza, qual’è l’errore che non ricommetteresti più?

 

Francesco: Quello di non fermarmi a guardare indietro per ricordarmi da dove sono partito e dubitare se questo è quello che veramente voglio fare.

Cosa ti manca dell’Italia?

 

Francesco: Le persone a cui devo tutto, e che hanno avuto il coraggio di supportare le mie scelte. La mia famiglia. Ah e ovviamente la cucina della mamma e della nonna!

Quali ”consigli finali” vorresti trasmettere a tutti gli amici che ci seguono?

 

Francesco: Citando Steve Harvey “Se vi svegliate credendo che la vostra vita merita qualcosa di più, credeteci e inseguitelo. Sappiate, però, che per vivere quella vita dovete prendervi di coraggio e saltare dal burrone” Il vostro talento sarà il vostro paracadute. Ognuno di noi ha un dono ed è nostro dovere condividere il nostro dono con il resto della società.

Come si fa ad approfondire la conoscenza con il tuo lavoro, e a restare in contatto con te?

 

Francesco: Potete visitare il mio sito internet www.francescolemetre.com, e potete trovarmi sui social Facebook, Instagram e SoundCloud!

Un ultimo messaggio a chi ci ascolta per i saluti finali

 

Francesco: Spero che nel mio piccolo, quest’intervista possa essere utile per tutti coloro che vogliono inseguire la strada del compositore o pensano di trasferirsi in America. Non esitate a contattarmi per domande di qualunque tipo o se ancora più semplicemente vorrete scambiare quattro chiacchiere! Bye!!

 

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3 Commenti

  1. Adel

    Wow.. sono caduta per caso su questa intervista e credo sia stato un dono da Dio. È stato davvero utile ad aprirmi gli occhi, amo la musica più di qualsiasi altra cosa, ho cominciato anch’io da piccola volevo pianoforte ed ora studio composizione da tre anni ma negli anni mi sn accumulata dei limiti e delle paure date non solo dal mio carattere abbastanza timido, ma anche dai pregiudizi che girano attorno a questo ambiente. Leggere questa intervista mi ha dato una forza incredibile di continuare il mio percorso senza esitazioni. Grazie!

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    1. Joseph Arena (Autore Post)

      Grazie a te Adel, è un piacere leggere la tua testimonianza. In bocca al lupo per tutto ciò che ti sta a cuore. J.

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  2. Clara

    Grazie Francesco! Ho sempre composto musica che ho tenuto nascosta per tutti questi anni , anche se in realtà sono una concertista, ed il mondo delle colonne sonore mi affascina tantissimo, forse è arrivato il momento di uscire allo scoperto!
    Tu mi hai incoraggiato con le tue parole!

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